"Alla RomaX2 con mio figlio 14enne" | TuttoBarche

“Alla RomaX2 con mio figlio 14enne”

“E’ una regata bellissima, unica, ma devi conoscere perfettamente i tuoi limiti e sapere dire basta quando diventa troppo dura”.

Valerio Brinati, 70 anni, ex pilota di linea, non ha saltato alcuna edizione della RomaX…, la regata da Riva di Traiano a Lipari e ritorno arrivata alla sua 22esima edizione.

Per 21 volte si è presentato alla partenza con il suo Este 35 Whisky Echo, e ci sarà ancora il prossimo 10 aprile per correrla in doppio con uno skipper d’eccezione, suo figlio Manuel, 14 anni, tutti vissuti a contatto con la passione per il mare. Sarà Manuel a dare il cambio a Valerio, sarà alla sua capacità di prendere delle decisioni che Valerio affiderà la possibilità di riposarsi lungo le 530 miglia che separano la partenza dall’arrivo.

Ed è al veterano di questa competizione, velista espertissimo ma non un professionista della vela, che a poco più di 20 giorni dalla partenza chiediamo quali siano gli elementi critici per uno skipper che deve affrontare questo impegno.

“La meteo – risponde con decisione – e, per i solitari, il sonno. Si naviga in acque trafficate, e se non hai nessuno che ti dà il cambio è dura. Per chi naviga in coppia o addirittura in equipaggio, il problema del sonno è secondo me trascurabile. Capire invece cosa dice la meteo è fondamentale”.

Quindi il briefing con il meteorologo all’inizio è importante?

“Assolutamente importante ma il meteorologo non ti dice che scelte prendere. Sei tu che devi interpretare le informazioni e assumere le decisioni giuste considerando i fenomeni in relazione ai tuoi limiti personali e a quelli della barca. Messi di fronte alla stessa situazione meteo difficile, il professionista, che deve anche rendere conto agli sponsor oltre che poter contare su una formazione e esperienza maggiore, prenderà una decisone che sarà probabilmente diversa da quella del semplice appassionato con equipaggio di amici o familiari”.

Quindi una costante informazione meteo è decisiva anche durante il corso della regata.

“Certamente, perché l’ultimo aggiornamento prima di partire ci dà sicurezza per 48 ore. Per tutto il primo giorno possiamo essere abbastanza certi di quello che abbiamo di fronte. Poi c’è il cancello di Ventotene, e lì abbiamo di nuovo la possibilità di scaricare informazioni con il cellulare e aggiornare le previsioni, e così di nuovo a Lipari. Insomma, complessivamente in circa 4 giorni di navigazione possiamo contare su un aggiornamento costante e quindi sulla possibilità di fare le nostre scelte”

Fra le quali, ci dicevi, anche quella di fermarsi.

E’ una scelta difficile per chi partecipa a una regata, ma saperlo fare appartiene alla tua maturità di velista. A me è successo due volte di dovermi ritirare per avaria, e una volta per scelta, perché le condizioni erano diventate tali per cui il mio limite era stato raggiunto. Era l’edizione in cui ci fu una vittima e si persero delle barche in una burrasca violentissima. Ecco, sapere riconoscere i propri limiti e vedere con chiarezza fin dove si può arrivare prima di dire stop, ora si torna indietro, è la raccomandazione che mi sento di fare a chi partecipa per la prima volta”.

E qui entra in ballo il discorso sulla sicurezza che non riguarda solo la necessità di avere a bordo tutte le dotazioni previste.

“E’ molto di più. Il regolamento di questa regata obbliga i partecipanti a frequentare i corsi sulla sicurezza. Sono di fondamentale importanza perché tocchi con mano cosa significa aprire una zattera, usare i fuochi, adottare i comportamenti corretti. Poi c’è il discorso dell’esperienza, di quello che ti ha insegnato il mare. Di notte ad esempio, anche con mare piatto, io vado a prua legato. Uno dice: ma che bisogno c’è. Invece anche in condizioni di calma totale, basta che passi una nave che alza un’onda di un metro che ti arriva addosso senza che tu la veda, e in un attimo finisci fuori bordo. Sono una serie di attenzioni, di comportamenti improntati alla sicurezza, che impari negli anni e che sono preziosi per affrontare regate di questo tipo.

Prendiamo ora in esame un tema che spesso anima discussioni, quello della cambusa. Hai mai usato particolari accorgimenti?

“Ma no, si tratta di tre-quattro giorni di mare, non di fare l’oceano. Penso che con un po’ di buonsenso si possa fare una cambusa senza caricare di peso la barca ma senza privarsi del nutrimento fondamentale. No, non mi sento di dare consigli, credo che non sia proprio un problema”.

La prossima sarà la tua ventiduesima linea di partenza. Che cosa ti spinge a rifarla sempre?

“La sua estrema bellezza, gli aspetti tattici, soprattutto per il ritorno, quando non hai il cancello di Ventotene e c’è un più ampio ventaglio di scelte, i passaggi vicini alle isole. Ma soprattutto lo spirito di solidarietà. Non posso dimenticare quando l’ho fatta in solitario, il legame con gli altri, il navigare a vista e dire al tuo avversario…vai a dormire un po’, ti proteggo io. E’ quello che questa regata ti lascia dentro e che ti fa scordare la fatica, il freddo e le boline più dure”

 

 

 

 

 

Nico Caponetto

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