Flexiteek 2G, lo abbiamo testato e (mal)trattato per voi.

Abbiamo maltrattato il Flexiteek 2G , ecco cosa è successo .

Teak naturale o sintetico? Questa domanda è ormai all’odine del giorno nei pensieri degli armatori.Se inizialmente, con la commercializzazione dei primi materiali per coperte sintetici, la risposta propendeva ancora per il legno vero oramai, con l’ingresso sul mercato di nuove tecnologie e prodotti all’avanguardia, l’ago della bilancia ha cambiato decisamente direzione.

Da un lato l’aspetto ecologico (il disboscamento ha raggiunto livelli inaccettabili) e dall’altro quello relativo alla manutenzione ed alla durata del materiale, convincono un numero sempre maggiore di armatori a scegliere il teak sintetico per le loro imbarcazioni.

Con lo scopo quindi di chiarirci le idee su come reagisce il teak sintetico a situazioni tipiche di bordo, quali dispersione di vari prodotti macchianti sulla superficie o danneggiamento da urto, abbiamo provato a simulare tali eventi e a documentarli per voi.

Per effettuare questi test la scelta è caduta sul Flexiteek 2G, è il prodotto più innovativo, apprezzato sia dai clienti che dalla cantieristica e che, con il passare del tempo, ha conquistato la posizione da leader divenendo il più diffuso.

Siamo quindi andati nei pressi di Bologna, direttamente da Teknoteek, l’importatore italiano, per mettere duramente alla prova questo prodotto.

La Prova del teak sintetico

Ci siamo subito chiesti: come reagisce il Flexiteek 2G alle “aggressioni” dei più comuni prodotti macchianti e che, dal legno tradizionale vengono più facilmente assorbiti?

Abbiamo chiaramente messo in atto situazioni che, sulle coperte in teak naturale, necessiterebbero di lunghi interventi di pulizia, complicate manutenzioni per riportale “in forma” o che, in alcuni casi, avrebbero compromesso irrimediabilmente il materiale.

Bene, abbiamo subito effettuato delle prove versando sul Flexiteek 2G, i liquidi che più facilmente vengono sbadatamente versati sulle nostre coperte.

Ne è risultato,con nostro grande stupore, che elementi quali caffè, vino rosso, crema per mani, olio da cucina, gasolio e grasso, se rimossi istantaneamente con un semplice straccio o se sciacquati subito con l’acqua, non lasciano alcuna traccia.

Poi abbiamo anche pensato al caso in cui questi prodotti rimanessero sulla superficie più a lungo ed arrivassero a seccarsi. Cosa sarebbe successo al materiale e come porvi rimedio?

Ebbene abbiamo appurato, con le nostre prove, che con il Flexiteek 2G, sarà sufficiente pulire l’alone che il prodotto seccandosi ha creato con un semplice detergente (nel caso della nostra prova uno sgrassante universale).Successivamente una leggera passata con una paglietta da cucina o una carteggiata leggerissima, riporterà all’origine il materiale.

Lo sgrassante avrebbe peraltro, di per se stesso, macchiato il teak naturale, mentre nel nostro è stato la “cura”, e senza nemmeno rimuovere un millimetro di strato superficiale del materiale.

Sebbene nella nostra casistica, nessun tipo di macchia abbia resistito, ci è stato garantito dall’importatore che, se mai ci capitasse di versare un prodotto più aggressivo, sarebbe addirittura possibile adottare come rimedio estremo l’acetone.

Detto e fatto; abbiamo provato anche quello.

Ben consci di cosa possa provocare un’azione di questo tipo su un legno naturale oltre alla macchia stessa, ovvero lo scioglimento dei comenti, abbiamo versato il liquido terribile sul nostro pezzo di Flexiteek 2G. Il risultato è stato che l’acetone ha rimosso la macchia lasciando a sua volta un leggero alone, ma senza fare alcun danno. A questo punto,  con una leggera passata di carta abrasiva, il materiale ritorna allo stato iniziale e, soprattutto, torna alla sua colorazione originale il che ci consente di non intervenire sulle parti vicine per omogenizzare il tutto.

Vi starete ora chiedendo: che senso ha passare l’acetone quando potremmo direttamente carteggiare? Sicuramente potremmo farlo visto il risultato; ma è più facile rimuovere prima il grosso dello sporco con un prodotto chimico e, successivamente, passare la carta abrasiva per un lavoro di fino, meno lungo e pesante.

Riparazione da scalfiture o danneggiamento causati da impatti di oggetti

Altre rilevanti preoccupazioni dei possessori di ponti in teak, sono la possibile caduta di oggetti affilati o pesanti che creano buchi o avvallamenti sulla coperta o, giusto per non farci mancare nulla, il trascinamento di oggetti sul ponte  che arriva a produrre dei veri e propri solchi a forma di canyon.

Per simulare questa casistica abbiamo praticato con una punta di cacciavite un vero foro al centro di una doga di Flexiteek 2G. Abbiamo anche osservato durante questa operazione che scalfire il materiale lasciando una traccia visibile sia molto più difficile rispetto al suo equivalente sul teak naturale.

Questo perchè la composizione gommosa del materiale, assorbe e distribuisce elasticamente la pressione esercitata su una superficie più estesa.

Un danno di questa entità, con un ponte in legno naturale, sarebbe normalmente riparabile solo con la sostituzione dell’intera doga,  con il Flexiteek 2G invece l’operazione è viceversa alquanto semplice. Possiamo difatti semplicemente riempire il buco con nuovo materiale, dello stesso colore.

Il kit di riparazione consiste in un filo di Flexiteek (diametro circa 4 mm) e in una pistola a calore. Basterà scaldare il filo, scioglierlo e applicarlo sulla superficie danneggiata; una leggera spatolata, per portare la superficie a quota e il più della riparazione è fatto (in caso di danni estesi dovremo ripetere più volte l’operazione facendo applicazioni parallele).

Successivamente,dopo che il materiale aggiunto si è raffreddato, una carteggiata di rifinitura, da praticare sempre in senso parallelo alla doga, porterà a termine il lavoro. Anche in questo caso, abbiamo osservato, non c’è stato bisogno di carteggiare tutto il ponte per uniformare il colore.

La semplice carteggiatura, è,  invece consigliata in caso di righe o di piccoli solchi. A differenza del vero legno questo materiale non si consuma a causa delle pulizie ripetute o degli agenti atmosferici. Questo è molto importante perchè, a differenza del legno, non dovremo avere paura di abbassare lo spessore della coperta e di trovarci quindi, dopo alcuni anni, a doverla rifare completamente.

Conclusioni

Due le considerazioni che ci portano a promuovere a pieni voti il Flexiteek 2G.

In primo luogo la pulizia che sarà semplice, veloce e sopratutto priva dei soliti dubbi su quale sia il sapone/prodotto migliore e meno invasivo da utilizzare, facendoci risparmiare tempo e danaro.

Per di più un materiale di derivazione plastica, quindi idrorepellente, assorbe già di suo poco lo sporco. Vera poesia per uno come me, che ha provato sulla propria pelle, cosa significhi davvero riportare un ponte in teak al suo colore bruno originale!

In secondo luogo i costi che, con  flexiteek 2G,  saranno sicuramente inferiori per via della manutenzione ordinaria e straordinaria della nostra coperta. Inoltre il teak sintetico è un prodotto la cui durata è potenzialmente eterna e quest’ultima riflessione ci porta a pensare che non dovremo mai refittare la coperta e questo è un grandissimo risparmio.

Teaknotek Srl – Via Guidetti, 45 – Passo Segni (BO)

Tel. 388 3422028 – info@teaknotek.com

WWW.TEAKNOTEK.COM

Marco Pinetto

View Comments

  • Buongiorno,
    ho provato il numero di telefono sul sito ma il 3383422028 risulta essere un numero non valido.
    Devo pulire dopo la posa e la ristrutturazione di un appartamento, un pavimento in Flexiteek
    Sull’etichetta c’è scritto: 45 mm Decking Holly
    2 Sq Mtrs New Standard
    Date: 14 July 2004
    Cosa posso utilizzare?
    Potete contattarmi al 3475548574
    Cordialmente
    Roberto Scrollavezza

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