Vivere in barca è una scelta di vita che è nei sogni di moltissimi amanti del mare. Molto spesso questo pensiero viene rappresentato dall’idea di fare un giro del mondo o, più semplicemente, dal desiderio di andare a vivere in luoghi da sogno, dove l’estate non finisce mai.

In realtà le modalità per vivere in barca sono moltissime e variegate, è il mezzo stesso che offre l’opportunità di trovare la soluzione più adatta alle proprie esigenze. Vivere in barca non è dunque sempre e solo una scelta estrema, può anche essere una decisione ragionata, che presenta poche controindicazioni e molti vantaggi. Di base però è sempre e solo una scelta dettata dall’amore per questo stile di vita che, normalmente relegato ai fine settimana ed alle ferie estive,  fa nascere il desiderio di vivere a bordo della propria imbarcazione in modo stabile.

La residenza in barca

Vivere in barca houseboatSu questo tema spesso si infiammano le discussioni in banchina anche se, in realtà, in moltissime nazioni del mondo (inclusa l’Italia) eleggere la propria residenza in barca è non solo permesso ma anche molto semplice.

L’articolo 43 del Codice Civile è chiaro: “Il domicilio di una persona è nel luogo in cui essa ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi. La residenza è nel luogo in cui la persona ha la dimora abituale”. Va da se quindi che sarà sufficiente indicare al comune che abbiamo scelto il nostro indirizzo, completo di numero di pontile e posto barca e nessuno potrà rifiutarci questo diritto. Sono cosi assolti anche i principi di localizzazione, quelli che ci legano in modo politico e sociale ad un territorio e che fanno maturare i molti diritti fondamentali che ogni nazione assicura in modo diverso ai propri abitanti. Se decidessimo di cambiare stato, verrebbero parimenti applicate le leggi di immigrazione che regolano i cambi di residenza di chi vive in un’abitazione convenzionale.

Vivere in barca senza partire

Marina di VarazzeSe già si vive e si lavora in una città di mare è davvero tutto molto semplice, identico ad un cambio d’appartamento. Quello che cambierà certamente saranno le albe ed i tramonti che, viste dalla propria barca, a vela o a motore che sia, sono sempre emozionanti.

Cambieranno però i profumi e respirare sarà più semplice senza l’inquinamento a cui le città ci costringono. Certo gli spazi sono molto differenti da quelli di un ambiente domestico ma, se state leggendo queste righe, allora vuol dire che vivere in barca per voi è sinonimo di libertà e gli spazi che cercate sono quelli che potete abbracciare con la vostra vista.

Per chi fa questa scelta si tratterà di vendere il mobilio, del tutto inutile a bordo e privarsi di tutta una serie di costi connessi alla propria abitazione convenzionale che, in tutto o in parte, possono bilanciare il costo dell’ormeggio abituale. Lo “smart working”, laddove sia applicabile, regala altri importanti attimi di vita pregiata che, specialmente in questo periodo, sono preziosissimi.

Vivere in barca è peraltro sicuro e non solo parlando del Coronavirus, chi soffre di allergie o di problemi respiratori trova grande giovamento nella vita sull’acqua.

Traversare e vivere in barca per lunghi periodi

Vivere in barca traversareIl desiderio irrefrenabile di navigare è il motore di questa scelta che, percorsa da un numero ogni anno sempre maggiore di diportisti, vede nella possibilità di organizzare al meglio il proprio lavoro, o nella possibilità di potersi prendere lunghi periodi di ferie, il coronamento del proprio sogno: la traversata oceanica.

Questa opzione è cosi diffusa che ogni anno la ARC, ovvero l’ Atlantic Rally for Cruisers, registra un numero sempre maggiore di iscritti. Nel 2019 sono state ben 1200 le persone che, a bordo di centinaia di imbarcazioni, hanno percorso la rotta Gran Canaria – Santa Lucia ed hanno coronato il loro sogno.

I partecipanti traversano l’Oceano Atlantico, impiegandoci in media 3 o 4 settimane, approfittando della sicurezza che la collaudata organizzazione offre ed arrivano cosi ai Caraibi, luogo dove poi alcuni rimangono per lunghi periodi. Vivere in barca in questi luoghi è ovviamente bellissimo e, se non si scelgono solo marina a cinque stelle, è anche decisamente più economico del suo equivalente mediterraneo.

Moltissimi scelgono poi di stare in rada, sono infatti numerosi i ridossi sicuri che, anche in caso di maltempo, offrono comfort e bellezze ineguagliabili.

Da questo paradiso, in tempi normali ovviamente, i collegamenti aerei con le nazioni del mondo sono semplici e frequenti, la maggior parte delle persone riesci quindi a conciliare il proprio lavoro con i lunghi periodi a bordo della propria imbarcazione.

Numerose inoltre le imbarcazioni che hanno scelto i Caraibi per passare questo periodo di quarantena, la barca è senza dubbio il luogo ideale, certamente il più sicuro, per stare al riparo dal Covid-19, la terribile pandemia che ci sta affliggendo.

Mollare tutto ed andare via

Vivere in barcaScelta più estrema ma non per questo cosi remota. Anche in questo caso non sono poche le persone che hanno scelto di vivere in barca, in giro per il mondo. Molto spesso sono armatori che hanno venduto le proprie attività o sono in pensione, ed hanno deciso di fare il grande salto. Altre volte sono armatori che navigano intorno al mondo, che spendono molto poco ed offrono imbarchi alla cabina o uscite giornaliere in barca. In questo modo si assicurano una fonte di guadagno integrativa che li aiuta a far quadrare i conti.

Ma tutte le persone che scelgono di vivere in barca, e che si identificano in una qualsiasi di queste opzioni, hanno certamente una grande passione comune: l’amore per le barche e per la navigazione.

Luca D'Ambrosio

Direttore responsabile, tester e giornalista. Comincia a navigare in tenera età con il padre poi da adulto scopre la vela e le regate d'altura.
Lavora da più di trent'anni in editoria e naviga continuamente, soprattutto a bordo della barca della redazione, una vecchia signora dei mari che ha ristrutturato completamente e che svolge egregiamente la funzione di "laboratorio mobile" per The International Yachting Media.

3 Comments

  1. buongiorno e complimenti per l’articolo. Anche noi viviamo in barca da 3 anni e mezzo e scelta migliore non potevamo fare. da allora ho deciso di tenere e scrivere un blog: vivereavela.wordpress.com. Quest’anno abbiamo preso parte all’ARC dalle canarie a santa Lucia, un’esperienza magnifica e unica, 19 giorni di solo mare, vento, pesci e natura…. siamo ri-nati! Siamo rientrati alla base, e continuo a lottare con il comune per avere la residenza in barca, fra l’altro già residente in questo comune. a fine febbraio ho fatto la prima richiesta, poi si è messo d’intralcio il coronavirus e a tutt’oggi non riescono a darmi risposte! spero di ottenere nel più breve tempo possibile una risposta nel mentre vi auguro buon vento!!!!

  2. mi piacerebbe vivere in barca, anche per qualche periodo, ma vorrei sapere da chi già lo fa se ci sono regole precise per ancorarsi alla fonda e poter scendere a terra lasciando la propria barca incustodita per breve tempo. grazie.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Previous Story

Luxury Island Privè: le isole gonfiabili del benessere

Next Story

L’Ordinanza della Regione Sicilia apre alla navigazione a vela

Latest from Blog