salone di genova Ucina Nautica
///

Ucina e Nautica Italiana, sfuma l’accordo

1 min read

Sembrava quasi fatta, fra Ucina, l’associazione delle industrie nautiche aderente a Confindustria e la scissionista Nautica Italiana, nata nel 2015 per iniziativa di alcuni grandi gruppi del comparto usciti in forte polemica con la stessa Ucina.

Solo ieri un accordo verbale fra le due anime della nautica italiana sembrava essere stato raggiunto davanti al sottosegretario Ivan Scalfarotto, che aveva concesso 24 ore (scadenza oggi alle 17) affinché un accordo vero fosse sottoscritto. Ma oggi pomeriggio, quella che sembrava essere un’intesa di massima solo da affinare,  è andata in frantumi. Nessuna pace è stata siglata, con una conseguenza immediata: i fondi che il governo aveva promesso di destinare, in caso di accordo, al Salone di Genova, organizzato da Ucina, e a quello di Viareggio, promosso da Nautica Italiana, sfumano e saranno destinati ad altre iniziative del settore.

Solo ieri  i vertici di Ucina e Nautica Italiana, Lamberto Tacoli ed il segretario generale Lorenzo Pollicardo per Nautica Italiana e Carla Demaria e la direttrice generale Marina Stella per Ucina, si erano nuovamente incontrati a Milano davanti al sottosegretario allo Sviluppo Economico incaricato dal ministro Calenda di favorire un’intesa fra le due associazioni in guerra da mesi.

Un incontro che seguiva quello di settembre, in cui era maturata l’idea e, così sembrava, la volontà di stipulare un patto di collaborazione fra le due espressioni del comparto nautico nazionale. Fra l’altro, si era arrivati anche a definire una sorta di accordo di non concorrenza fra i due saloni, quello di Genova e quello di Viareggio, che avrebbero visto la partecipazione reciproca dei marchi aderenti alle due associazioni.

In questo caso, il governo si sarebbe impegnato a finanziare entrambi i saloni senza pretendere che ci fosse una riunificazione fra le due sigle associative, ma un reciproco riconoscimento e una disponibilità a collaborare.

Su quali punti specifici si sia consumata la rottura non è stato reso noto. Ma certo si tratta dell’ennesima occasione perduta per superare gli steccati, scalfire le rigidità e trovare un solco comune in cui incanalare gli sforzi a favore di un comparto che oggi, con una ripresa in atto tutt’altro che semplice da cogliere in pieno, di tutto ha bisogno tranne che di divisioni.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Previous Story

Armatori e cantieri. La ripresa dopo la crisi, origini e prospettive

Next Story

Dusseldorf. 1017 Lido e 1414, due exclusive limited edition firmate Frauscher

Latest from Blog