Avrebe dovuto raggiungere il Portogallo alla fine di settembre, ma il suo viaggio si è concluso al largo della Nuova Scozia qualche giorno fa, quando un’ unità della marina canadese l’ha recuperata.
Naufraga così l’esperimento della barca di 4 metri Sea Voyager, totalmente autonoma grazie ai suoi pannelli solari e senza pilota partita lo scorso 1 giugno dagli Stati Uniti. Nelle intenzioni dei suoi progettisti, Isaac Penny e Christopher Sam, avrebbe dovuto essere il primo mezzo autonomo e a propulsione solare ad attraversare l’Oceano Atlantico.
A fermare Sea Voyager è stata una rete da pesca in cui la barca a energia solare è incappata lo scorso 23 giugno, dopo sole 540 miglia nei pressi di Sable Island.
E’ stato l’equipaggio della fregata HMCS San Giovanni della Royal Canadian Navy a individuare e recuperare, lo scorso 29 giugno, la piccola imbarcazione, che pur misurando soli 4 metri, così alla aderiva rappresentava un pericolo per la navigazione.
Evidentemente qualcosa non ha funzionato nei sistemi di sicurezza del Sea Voyager. Lungo quattro metri ed equipaggiato con 240 Watts di pannelli solari capaci di produrre 7 kWh al giorno in estate e 3 in inverno, era stato concepito con un sistema modulare che avrebbe dovuto garantire, nel caso si fosse verificato un guasto ad uno degli elementi, l’intervento di un modulo gemello di riserva.
Anche la robustezza del Sea Voyager appariva come una garanzia contro la durezza degli elementi naturali. La costruzione è tutta in alluminio per un peso di 250 kg. Un peso notevole voluto dai progettisti anche anche per creare una certa inerzia che potesse garantire una maggiore stabilità di rotta in oceano.
Paradossalmente, proprio la sua robustezza e sicurezza hanno reso il Sea Voyager, una volta alla deriva, un potenziale pericolo per la navigazione. Al suo interno infatti, erano stati predisposti due compartimenti stagni che ne garantivano l’inaffondabilità.
L’obiettivo, a una velocità di due nodi, era quello di raggiungere in quattro mesi le coste del Portogallo. Ma una semplice rete da pesca ha messo la parola fine alla sfida.
Ma i due progettisti non si arrendono e non eslcudono a breve di ritentare l’esperimento.
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