Ecco l'Open 60 fatto di fibra di roccia vulcanica | TuttoBarche
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Ecco l’Open 60 fatto di fibra di roccia vulcanica

 

Un giro del mondo attraverso il passaggio di Nord Ovest e a sud dei grandi capi meridionali lungo 34 mila miglia. E’ questo l’obiettivo che lo skipper austriaco Norbert Sedlacek si è dato per il 2018. E per compierlo ha voluto una barca robusta e in grado di navigare nelle burrasche più forti e nelle zone minacciate dai growlers, pezzi di ghiaccio di piccole dimensioni che si staccano dagli iceberg. Ed ecco la sfida nella sfida: costruire una barca in materiale composito creando un sandwich di balsa e fibra di roccia vulcanica in grado di sostenere condizioni estreme.

Il progetto è stato affidato allo studio di architettura Vincent Lebailly Yacht Design che ha tracciato le prime linee di un Open 60 che ha l’impronta degli Imoca anche se il team degli architetti si è concesso qualche deviazione rispetto agli standard Imoca.

La barca di 4,90 metri costruita in fibra di roccia e balsa testata in oceano

 

L’idea di utilizzare la fibra di roccia vulcanica – che si ottiene fondendo la roccia a 1500 gradi – non è inedita e lo stesso studio di architettura l’ha già utilizzata per costruire e testare in oceano una barca di 4,90 metri. Ma sarebbe la prima volta, a detta dei progettisti, che viene utilizzata in questo modo, creando un composito con la balsa (l’uso di resina epossidica sarà ridotto al minimo indispensabile) per la realizzazione di un’imbarcazione meccanicamente molto resistente e completamente biodegradabile. Inoltre, se è vero che la fibra di roccia costa leggermente di più della fibra di vetro, è anche vero che il suo costo è molto inferiore a quello del carbonio. In questo modo i costruttori si dicono certi che il budget necessario alla realizzazione dll’Open 60 sarà molto più basso rispetto a quello di un Imoca 60. Infine lo scafo sarà dotato di numerosi comparti stagni in modo da garantire il massimo della sicurezza in caso di falle causate da urti contro i ghiacci.

Quello dell’ambiente è un tema molto caro sia allo skipper sia al progettista, al punto che la barca sarà alimentata esclusivamente da energie rinnovabili per cercare di ridurre al minimo l’impatto in zone dove la presenza dell’uomo è praticamente nulla e gli equilibri ambientali sono particolarmente fragili.

Nel mese di luglio 2018, Norbert Sedlacek partirà da Les Sables d’Olonne verso il nord dell’Alaska per attraversare lo stretto di Bering e poi dirigere verso sud per raggiungere Capo Horn. Da qui farà rotta verso est per Buona Speranza, il sud dell’ Australia e ancora Capo Horn per tornare a Les Sables d’Olonne nel febbraio 2019. In pratica una volta e mezza la Vedee Globe.

Redazione

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