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Il nodo di bitta e le sue versioni

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Lo si chiama nodo di bitta, anche se più propriamente lo si dovrebbe chiamare nodo alla galloccia, visto che a bordo delle nostre barche di bitte, di solito, non ne abbiamo.

A ben guardare, forse non si può nemmeno parlare esattamente di un nodo, visto che comunque lo si faccia, si tratta sempre di dare volta a una cima e non di assuccarla in un nodo.

In ogni caso, si tratta di fissare una cima di ormeggio che viene dalla banchina a una galloccia.

Nel video abbiamo mostrato come si esegue nella maniera classica e forse più diffusa. L’accortezza è quella di far passare la cima che arriva dalla banchina davanti alla galloccia, quella che guarda verso prua.

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Quindi si fa una volta, uno zero, intorno alla base della galloccia in modo da fermare la trazione eventualmente esercitata dalla barca. Successivamente si disegna un otto incrociando il corrente.

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Per concludere il nodo si fa un mezzo collo rovesciato.

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C’è una scuola di pensiero che invece indica una diversa esecuzione che evita il mezzo collo rovesciato. In sostanza si tratta di fare un OXO ossia uno zero alla base della galloccia, un 8 e poi un secondo zero. Secondo i sostenitori di questa tecnica, in questo modo si evita di avere difficoltà nello sciogliere le volte se sono andate molto in tensione.

Personalmente eseguo la prima versione, anche perché se il mezzo collo rovesciato lo si fa alla fine, non può assuccare perché in quel tratto non c’è tensione. Qualche difficoltà in più può esserci se le cime si bagnano, ma non ricordo di essere mai stato costretto a tagliare le cime per lasciare un ormeggio.

 

4 Comments

  1. Confermo la bontà di questo modo, mai visto mollare nè avuto difficoltà a sciogliere, (in + di 50 anni ;-))
    purchè si esegua come descritto e non a rovescio o con volte strane.
    Faccio notare anche come sia opportuno che la cima arrivi sulla galloccia col giusto angolo, dall’esterno
    all’interno in modo che non ci sia incrocio, esattamente come si vede nell’ultima foto.
    Sarebbe utile a tal proposito un discorso sulle bocche di rancio… queste sconosciute.

  2. L’autore dell’articolo sostiene che il nodo in argomento non sia un vero e proprio nodo; ma allora cos’é ? Io ho preso il vecchio caro dizionario Treccani ed ho trovato questa definizione: nòdo s. m. [dal lat. nōdus]. – Intreccio di uno o più tratti di corda (o filo o nastro o altro elemento flessibile e relativamente sottile), consistente in un avvolgimento del tratto su sé stesso o in un suo collegamento con un altro tratto o con oggetti diversi, e avente lo scopo di realizzare, a seconda dei casi, un accorciamento e ingrossamento della corda, un cappio atto ad agganciare o a serrare, una giunzione di due o più capi, una legatura fissa o scorsoia, ecc. Mi pare che la definizione non dia adito a dubbi!

    • Buongiorno caro Lettore,

      Penso che l’autore dell’articolo abbia ben spiegato cosa intende con la frase “A ben guardare, forse non si può nemmeno parlare esattamente di un nodo, visto che comunque lo si faccia, si tratta sempre di dare volta a una cima e non di assuccarla in un nodo.”

      Si tratta di un affermazione tesa semplicemente a spiegare meglio ciò che con una definizione non può esser spiegato. Se poi volessimo leggere anche le prime parole dell’articolo, noteremo che, correttamente, vengono definite con precisione le definizioni del caso con la frase “Lo si chiama nodo di bitta, anche se più propriamente lo si dovrebbe chiamare nodo alla galloccia, visto che a bordo delle nostre barche di bitte, di solito, non ne abbiamo.”

      Nel salutarla La ringraziamo per seguirci

  3. Al corso manovra cabinati del CVC hanno insistito sulla opportunità di effettuare il “nodo” di galloccia dando subito due giri interi, seguiti da uno o due giri incrociati, sostenendo che il doppio “zero” iniziale sia l’ideale per sostenere la tensione. Cosa ne pensiate? Grazie, Lorenzo Bolomini, VR

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